Non solo paesaggi incantati, inebrianti profumi della macchia mediterranea, acque cristalline, anche luoghi antichi e magici di questa affascinante isola, ricca di reperti archeologici e monumenti che documentano la presenza dell'antichissimo popolo dei nuragici, la cui civiltà risale al 1800 a.C.
Una terra antica la Sardegna, la più antica d'Italia. Ricca di uniche e straordinarie testimonianze archeologiche dei popoli che la abitarono fin dal Paleolitico. Al Neolitico recente (3550-2500 a.C.) risalgono le domus de Janas, case delle fate, così chiamate perché la credenza popolare le riteneva abitate dalle fate, piccole e magiche figure femminili. In realtà si tratta di sepolture collettive scavate nella roccia, a tre o più celle, comunicanti tra loro attraverso una piccola finestrella e un piccolo corridoio, dromos, che conduceva alla tomba. All'interno di quelle più monumentali della fase più tarda, oltre alla protome taurina, una testa di toro, scolpita nella roccia, troviamo riprodotta la capanna, la casa dei vivi rievocata da finti pilastri e travi scolpite nella volta.
A richiamare l'ambiente domestico, al centro era posto anche un focolare: si credeva, infatti, che i defunti continuassero a vivere dopo la morte, protetti dalla divinità femminile, una piccola statuina della dea madre, posta accanto ad essi. Analogo significato apotropaico, cioè di protezione del defunto, aveva l'ocra rossa, simbolo di rigenerazione che sovente colorava le pareti. Le domus de Janas più importanti per grandiosità ed estensione sono quelle di Anghelu Ruju, nei pressi di Alghero (SS) e di Sant'Andrea Priu a Bonorva, in provincia di Sassari e di Montessu, in territtorio di Villaperuccio (CA). A questo periodo risale anche l'imponente altare gradinato di Monte d'Accoddi, che presenta una straordinaria e unica affinità con le Ziqqurat mesopotamiche, probabilmente sede di un culto pubblico sacrificale. Alla fine del Neolitico recente risalgono forse le testimonianze più affascinanti, perché celano silenziose il loro significato religioso- simbolico: si tratta dei menhir, circoli megalitici di pietre fitte, solitamente posti a guardia e a protezione dei sepolcri o dei luoghi di culto.
La posizione eretta verso il cielo di queste grandi pietre infitte nel terreno potrebbe ricondurre al concetto dell'albero della vita, come a far da tramite, a congiungere i due elementi, cielo e terra, o mondo dei vivi e mondo dei morti. Il più grande complesso di menhir si trova a Goni, in provincia di Cagliari, nella valle di Pranu Muttedu. Statue menhir del tipo antropomorfo di notevoli dimensioni si trovano anche a Laconi, nella località di Genna Orrele. Con la medesima funzione di guardiani delle tombe, i menhir li ritroviamo in prossimità delle tombe dei Giganti, che compaiono dal XV secolo al XIII. Si tratta di strutture megalitiche che presentano in pianta la caratteristica forma semplificata a 'T' della mitica protome taurina dove il defunto è simbolicamente deposto in posizione fetale. Nella fase più tarda la tomba si presenta nella tipologia a 'filari', caratterizzata dall'uso della mirabile tecnica costruttiva nuragica a grandi massi posti in opera senza malta. La parte interna del piccolo corridoio d'accesso alla cella è realizzato a falsa cupola, tholos, o a ogiva, tipologia di arco. Magnificamente conservata la tomba dei giganti S'Ena e' Thomes, nei dintorni di Dorgali, e quella di Coddu Vecchiu, ad Arzachena. Quasi settemila in tutta l'isola, altrettanto grandiosi e monumentali sono i nuraghi, splendide costruzioni megalitiche dalla caratteristica forma di torri tronco-coniche al cui interno la copertura presenta la tipica cella a tholos.
Su Nuraxi di Barumini patrimonio dell'Umanità Uno splendido esempio della superba architettura nuragica è offerto dal villaggio Su Nuraxi di Barumini (CA), dichiarato, dall'UNESCO, patrimonio dell'Umanità. Attorno alla grande torre centrale, una vera e propria fortezza, si sviluppano tutta una serie di altre torri collegate da corridoi e scale. Negli anni '50 furono scavate altre piccole costruzioni del villaggio che comprendeva almeno cinquanta capanne. Di notevole interesse oltre al Nuraghe Losa, vicino ad Abbasanta (CA), al Nuraghe Palmavera, nei dintorni di Alghero (SS), il complesso nuragico di Genna Maria non lontano da Villanovaforru (CA), composto da un nuraghe trilobato con mastio centrale, tre torri unite da un bastione. La Sardegna vanta la fioritura della straordinaria e misteriosa civiltà nuragica, che ha anche prodotto le celebri e suggestive statuine bronzee, le quali celano ancora oggi il loro arcano significato, forse ex voto offerti alle divinità nuragiche, ritrovate in gran numero anche nei pozzi sacri, luoghi di culto della fase finale dell'età nuragica (850 ca a.C.). Splendido, per la raffinata struttura a blocchi di pietra basaltica è quello di Santa Cristina, a Paulilatino (OR). Una scala conduceva alla cella sotterranea a tholos, dove da una sorgente naturale affiorava l'acqua, tempio che congiungeva le tre divinità cosmiche: cielo, terra e acqua.
Con l'arrivo dei fenici (VIII secolo a.C.) tramonta la splendida civiltà nuragica e si formano i grandi insediamenti costieri: sorgono le città di Karalis, Tharros, Nora e Bithia che ben presto divengono importantissimi scali commerciali. Nel VI secolo a.C. la Sardegna passa sotto il dominio cartaginese, periodo in cui la città fenicio-punica più importante è Tharros, vicino a Cabras (OR). Di questa fase insediativa è di straordinario interesse il Tophet, l'area sacra dedicata alla dea Tanith. Qui si riteneva si svolgesse il sacrificio di fanciulli, mentre oggi è chiaro agli studiosi che si immolavano solo animali e che i fanciulli deposti fossero morti invece per cause naturali. Merita un cenno il particolarissimo tempio punico di Anthas, a Fluminimaggiore, edificato nel 500 a.C. e ricostruito in epoca romana. Si tratta di un tempio tetrastilo (quattro colonne davanti alla cella) con pronao e colonne ioniche. Nel 238 a.C. la Sardegna passa sotto il dominio di Roma, si sovrappongono nelle città fenicio-puniche templi, strade, acquedotti, terme e teatri ancora visibili a Tharros, Nora, Cagliari, Turris Libisonis, Porto Torres (CA). Per l'epoca paleocristiana merita un cenno Cornus, situata nella località di Santa Caterina di Pittinuri, che presenta una vasta area funeraria e due spazi cultuali, di cui uno, la basilica, era provvista del battistero. Allo stesso periodo, infine, risale la costruzione delle chiese martoriali di San Saturno, a Cagliari, e di Sant'Antioco di Sulci.
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Villasimius-Bosa: 206 km
Bosa-Torre delle Stelle: 212 km
Bosa-Oristano: 88 km
Torre delle Stelle Cagliari: 46 km
Arzachena-Villa San Pietro: 316 km
Cagliari-Villa San Pietro: 29 km
Arzachena-Sassari: 128 km
Arzachena-Palau: 14 km
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